IL VENTO TRA LE ROCCE

Isole Faroe
Islanda

Il sogno di un tour in solitaria dell’Islanda in quad dopo un anno di preparativi ostacolati dalla pandemia. La natura dell’isola vulcanica, con la sua bellezza prepotente e ostica.

Dopo un giorno e mezzo di traghetto da Hirtshals in Danimarca, il primo step di questa avventura è un assaggio di Nord vero, alle Isole Faroe, con i loro incredibili tunnel sottomarini che le collegano. Un secondo passaggio marittimo mi conduce con il quad verso l’Islanda, verso Seyðisfjörður, la città portuale ad Est dell’isola, dove sbarco e dalla quale riprenderò un mese più tardi il traghetto verso l’Europa continentale.

Da Seyðisfjörður inizia il tour della terra dei vulcani e del ghiaccio che segue il periplo dell’isola ma con frequenti deviazioni verso l’entroterra per visitare i più spettacolari scenari naturali che l’Islanda propone a piene mani. Il quad (un CForce 450 S 4×4 appositamente preparato) affronta così i circa tremilacinquecento chilometri di questo impegnativo tour, quasi tutti percorsi sulle impegnative strade sterrate islandesi (contrassegnate con la lettera F, tutte quelle dell’interno dell’isola o subito fuori dell’unica asfaltata dell’isola, la N1)

I paesaggi, come avviene dove è la natura la vera padrona del tempo e dello spazio, mutano continuamente tra rocce vulcaniche, geyser, distese lunari, lava solidificata, ghiacciai e fiumi: i guadi delle strade secondarie sono frequenti, vietati alle auto che non siano 4 x 4 attrezzate e molto alte da terra, il quad li supera con buona disinvoltura ma l’impegno è tanto e non privo di insidie. Già dai primi chilometri provo le prime sensazioni di quelle che saranno le caratteristiche meteo costanti ad accompagnarmi nel viaggio: un vento forte costante, a volte impetuoso con raffiche in grado di ribaltare camper e furgoni, teso fino ai limiti della sopportabilità con dolori al collo per la pressione sul casco, insieme alle temperature comunque fredde nonostante la piena estate (intorno ai 9-10 gradi di media, salvo brevi rialzi diurni).

Procedo con fatica e, complici anche le tante soste per documentare con foto e video i paesaggi, le percorrenze restano basse durante le tappe (278 km quella più lunga), dove può capitare di percorrere interi tratti di decine di chilometri senza incontrare qualcuno. Quando la natura è così aspra e la terra dura e ostile però non ci si sente mai soli: chiunque passi vedendoti fermo chiede, in un inglese perfetto, se avessi bisogno di aiuto; con queste temperature e condizioni meteo spesso davvero ai limiti, la solidarietà e l’aiuto non possono essere opzionali. Fortunatamente, e c’era ovviamente da aspettarselo, l’efficienza delle reta telefonica cellulare è garantita ovunque, e questo rassicura sulla possibilità di avere sempre la possibilità di chiamare soccorso, pensiero che può far stare più tranquillo chi viaggia in solitaria. Ogni chilometro rivela l’Islanda per la sua natura prorompente e prepotente, la vera padrona di questa terra.

L’acqua che è ovunque si mischia alla lava dei vulcani (un canale televisivo segue costantemente le eruzioni), la spuma delle cascate crea piccoli arcobaleni nel cielo, che hanno tonalità d’azzurro tanto diverse da quelle dei nostri panorami. Sulle strade, esclusa la capitale Reykjavík, paragonabile ad una piccola città europea per dimensioni, e pochissime altre località, i villaggi sono piccoli, piccolissimi, spesso formati da comunità che raramente superano le centinaia di abitanti.

Non dimentichiamo però che siamo a Nord, molto a Nord, e l’organizzazione è quella che ci si aspetta a queste latitudini. Una breve sintesi del viaggio ci racconta delle bellezze spettacolari incontrate lungo le strade islandesi, come i ghiacciai Sveitarfélagið Hornafjörðu, gli iceberg galleggianti nell’intenso blu delle acque della laguna di Jökulsárlón, la famosa cascata Dettifoss situata nel grandioso canyon Jökulsárgljúfur, la maggiore islandese e d’Europa, i paesaggi lunari dello Landmannalaugar, la lava solidificata del Fagradalsfjall a Geldingadalir, il primo vulcano attivo nell’area del Geoparco globale di Reykjanes, la Blue Lagoon (area geotermale sulla penisola di Reykjanes, nei pressi di Grindavík), Geysir, Il più antico geyser conosciuto, le cui eruzioni spingono fiotti di acqua bollente fino ad un’altezza di 60 metri, la cascata di Godafoss, solo per citarne alcuni delle principali.

E poi i villaggi sul mare, vere cartoline iconiche del Grande Nord, o i piccolissimi borghi con le loro chiesette sullo sfondo di una campagna color verde smeraldo a ricordarci che da queste parti la pioggia cade con frequenza quasi continua. Le foto ci raccontano di questa meravigliosa Islanda e della sua prorompente natura sempre dominante, da ammirare ma mai sottovalutare: un errore, una disattenzione, il mancato rispetto degli ordini dei ranger che chiudono le strade quando le condizioni meteo diventano proibitive, da queste parti, possono metterci in situazioni di vero pericolo.